martedì 14 novembre 2006

Il diavolo veste Prada

Forse l’idea della sudditanza psicologica verso il boss a cui spesso ci adeguiamo pur di conservare un lavoro che in fondo non è quello che fa per noi, non è poi così originale. Forse la scelta di abbandonare il self service gratuito di vestiti firmati e accessori di bellezza vari in nome di sacrosanti principi morali è un po’ utopica di questi tempi. Forse la resistenza forzata alla novità è leggermente innaturale. Forse il lietofine disneyano odora di ipocrisia. Ma le tragicomiche avventure di questa nuova pretty woman alle prese con un mondo del lavoro ostile e antropofago, sono decisamente esilaranti.
Non ho letto il libro per una insana allergia ai best seller e non facevo i salti di gioia all’idea di sedermi in mezzo a una cinquantina di dodicenni pronte a bisbigliare ogni volta che l’inquadratura si stringeva sugli occhi verdi dello Scamarcio d’Oltreoceano, ma era domenica pomeriggio, pioveva e mi sono fatta convincere.
Ogni tanto fa bene ricordarsi di essere cresciute con Cenerentola nelle orecchie.
Aggiungo in chiusura che Meryl Streep nella parte della cattiva è talmente convincente che per metà film ero convinta fosse Glenn Close.
Voto: sarà che son femmina ma a me è piaciuto. 1 mereghetti

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' vero: il film è esilarante...peccato non poter dire lo stesso del libro: lungo, angosciante e poco divertente... sarà che lo leggevo allo IED ;)
Un bacio

ghettoculturale ha detto...

io mi ci sono rispecchiato assai in lei, completamente privata di ogni dignità. incredibilmente, non ho pianto, considerato che QUALUNQUE film io veda ultimamente mi faccia ormai singhiozzare per inerzia.