lunedì 15 gennaio 2007

Ti prendo perché va di moda



Da qualche parte ho letto che per "addormentare" un popolo basta fargli desiderare il superfluo. Non che ci sia nulla di sbagliato nel superfluo insomma è pur vero che si sente bisogno di superfluo quando l’utile lo si possiede già. Ma a guardare bene, le cose non sono esattamente così per noi dilapidatori di patrimoni in autosaloni o in negozi di telefonia dove lo status non è più un reddito fisso ma l’ultima creazione della Nokia, o il matrimonio della regina Elisabetta.
Insomma fermiamoci un attimo: davvero c’è bisogno di tutto questo? Una volta le nozze si festeggiavano velocemente in trattorie alla mano. Oggi si preferisce indebitarsi con istituti di credito pur di avere cerimonie regali, abiti bianchi per tutti gli invitati, pranzi luculliani in ville maestose e decine di tavoli da venti persone che non sanno nemmeno usare le milleduecento posate che si trovano a luccicargli davanti.
Ho amici che non si sposano perché non ritengono la scelta "economicamente conveniente" e altri che alla stessa conclusione ci arrivano dopo aver riflettuto sull’ipocrisia del gesto, come se per entrambi fosse implicita l’importanza della forma più che del contenuto.
"Io prendo te" ecco le parole che hanno perso di senso in questo carnevale di Rio che sono i lustrini e gli sprechi di una tradizione che ha "solo" lo scopo di sancire agli occhi della società una scelta per renderla riconosciuta e condivisa. Il resto sono abbellimenti di discutibile gusto e di ovvia volgarità quando sono evidenti forzature per conformarsi all’idea odierna che ha acquistato il rito matrimoniale e che poco ha conservato del suo concetto reale.
Dire sì davanti a un’autorità più o meno riconosciuta personalmente ma certamente considerata tale nell’ambiente in cui si vive, è il rito e l’unica cosa che conta davvero. Il resto ha poco a che fare con la tradizione e il desiderio di conquistare legalità e socialità.
Torniamo indietro e consideriamo i nostri passi alla luce della tradizione e non del consumo.
Lo status lo dà la tradizione non la moda. Forse dormire significa anche aver perso il contatto con quello che è la tradizione, sola voce unificante e sicura nell'universo polifonico e solipsista nel quale siamo consciamente o inconsciamente capitati.

1 commento:

ghettoculturale ha detto...

Mi piaci così, cioè, critica, cioè troppo contro. oh yeah.