giovedì 15 febbraio 2007

Buttiglione e la sindrome del primo della classe

C’è qualcosa nello sguardo di Buttiglione che mi rattrista e insieme mi fa incazzare. Quel suo modo che ha di guardare ponendosi in un impercettibile trequarti e accompagnando quel balenio negli occhi, che rivela la sua eccitazione per il pensiero che ha appena articolato, con un ghigno della bocca che sembra dire: “Ti ho fregato”. Lui solo fa questo gioco, come se dietro di lui ci fosse il mentore, o forse la madre, che solo può capire quanto sta accadendo. E Rocco, indefinibile anagraficamente, mi appare piccolo in quell’atteggiamento di prendersi un’invisibile pacca sulla spalla dal suo amico immaginario, il solo che lo stimi in quell’atto. Nemmeno quando appoggia qualcuno e offre una “perla di saggezza” alla tesi del compagno (compagno di gioco, si intende), nemmeno in quel momento, dicevo, è capito. E il compagno non ricambia nessuna complicità. Chissà se Rocco si aspetta invece una biglia reale in cambio, o se invece si accontenta dei suoi fan che nessuno eccetto lui può vedere.

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