lunedì 25 giugno 2007

Cara Celeste Nostalgia

Celeste, 31 anni e un mese.
La prima volta che l’ho vista nessuna delle due aveva l’età legale per guidare.
Giocatrice di pallavolo di fama riconosciuta nel paese dove andavo in vacanza. Il suo metro e qualche centimetro d’altezza non era stato un ostacolo né per la sua passione né per la sua bellezza.
Ai suoi piedi il solito stormo di adulatori di cui una bella ragazza è attorniata in un piccolo centro. Lei li snobbava, a volte ci giocava, nella maggior parte dei casi li usava perché in fondo era giusto così. Quando una donna ci nasce bella e sa perfettamente di esserlo, non ha alcun bisogno di metterlo in mostra. La sera i capelli tirati indietro e stretti sulle tempie aprivano un sipario su un nasino all’insù fra due occhi color del mare e una bocca rossa e carnosa.
L’unico suo vezzo era una durezza mascolina in certe occasioni che dicevano un chiaro “e chi ha bisogno di un principe azzurro se a me basto io?”. Il suo fidanzato storico l’adorava salvo poi scaricarla per una ragazza meno bella, meno sicura di sé e anche meno innamorata.
Celeste non fece una piega. Accettò la sconfitta con la consapevolezza che chi ci aveva rimesso non era certo lei. Per essere una che non poteva portare la macchina, la sapeva davvero lunga in fatto di strade da imboccare. Un’altra sua arma vincente era un’acuta osservazione che le faceva capire subito che tipo di faccia indossare in ogni situazione. La camaleontica Celeste. Per lei gli uomini erano dei totali fallimenti, non ci si poteva aspettare nulla di buono da nessuno che avesse fra le gambe un accessorio che li rendesse –nessuno escluso- dei burattini facilmente controllabili. Lei sapeva come fare e ci sapeva fare. Non chiedeva mai nulla eppure otteneva tutto. E in fondo quello che voleva era solo una posizione rispettabile, attenzioni costanti e soddisfazione dei propri capricci materiali. In cambio lei si concedeva, o forse è meglio dire concedeva sé stessa, la sua presenza. Non era sempre stata così ma le delusioni quando si scontrano con una personalità troppo formata già in tenera età, l’unica lezione che danno è la certezza che bisogna solo resistere, stare in piedi e prendersi il meglio, che poi forse per molti di noi comuni mortali non è un granché.
Immagino che il giorno del suo matrimonio abbia indossato un vestito bianco semplice ma elegante, con linee dritte e senza sbalzi. Probabilmente le spalle coperte e le braccia avvolte in due lunghi guanti affusolati. Sarà stata una grande festa con molti vecchi amici di famiglia, avvocati, medici e ingegneri illustri e pochi giovani. Lei sarà stata radiosa accanto al suo sposo probabilmente calvo ma già con una posizione sicura, instupidito d’amore al punto di non essersi mai chiesto prima quello che adesso gli chiedeva il prete.