sabato 5 aprile 2008

Il bluff della Santanchè.


Mi dispiace sinceramente ammettere che dietro alle parole di Daniela Santanchè non ci sia poi tutta questa conoscenza e logica che lei vuol far vedere. Mi dispiace, non tanto per la simpatia che chiaramente non provo verso il suo schieramento, ma invece perché non mi sarebbe dispiaciuta affatto l'idea che ci fosse davvero qualcuno appassionato così come sembra. Il fatto che a ogni intervista lei rispondesse con i suoi slogan senza essere capace di usare altre parole, la trovavo una cosa indisponente ma non diversa dalla tendenza di altri suoi colleghi. "Le donne devono smettere di essere manichini nelle vetrine degli uomini, bisogna rompere il vetro", "Molto spesso si tende a chinare la testa al capo" (dove "testa" e "capo" non sono due sinonimi), "In parlamento ognuno ha il suo cazzettino e nessuno ha quello degli italiani" (che tradotto in linguaggio meno basso significa che ognuno pensa ai propri interessi), "A furia di essere moderati si finisce per diventare modesti", erano tutte frasi ad effetto e personalmente credevo (scusate anche io credevo qualcosa) che dietro ci fossero ampi discorsi. Invece è bastato farle una domanda usando proprio l'ultimo slogan per rendersi conto che la donna-del-fare non sapeva come chiudere il discorso. Ieri, nella "conferenza stampa" di rai2 un gornalista le ha chiesto se poteva fare qualche esempio di politico che per fare tanto il moderato è diventato modesto. Lei dopo un po' di annaspare si è aggrappata al suo nemico giurato e dopo aver fatto il nome di Fini, senza nemmeno citare episodi particolari, avrebbe voluto concludere ma, non potendo riutilizzare lo slogan classico perché già citato nella domanda, ha chiosato così: "Non c'è più religione". Ah, ecco.
Un altro svarione l'ha preso sulla questione del voto agli immigrati su cui lei è decisamente contraria per il semplice motivo che "dando il voto agli immigrati si permette di far dire la loro a persone che si trovano in Italia illegalmente". Già, infatti ogni clandestino avrebbe un certificato elettorale, prima ancora di avere un documento di identità e il permesso di soggiorno!
Ma la cosa più bizzarra di tutte l'ha tirata fuori al momento di discutere il tema della 194: "Sono dalla parte delle donne e a favore della vita. Perché salvare una vita è come salvare il mondo". Davvero curioso che una donna di destra creda fermamente in uno dei classici detti proverbiali della cultura ebraica a cui anche il film Schindler's list è ispirato.
Non è tanto il non sapere cosa sia un termoconvertitore, il non rendersi conto che uno stipendio basso ai politici non è proprio un esempio di giustizia (dal momento che così facendo si consente solo ai ricchi di dedicarsi agli affari pubblici e si renderebbero i politici delle persone facilmente corruttibili), non è nemmeno la soluzione di tassare in modo diverso banche e assicurazioni (per altro comportamento totalmente anticostituzionale perché le tasse non possono essere distribuite discriminatamente solo perché le ricerche di mercato hanno mostrato un'antipatia italiana verso qualcuno), è proprio che questa donna dà l'idea di non sapere nemmeno argomentare i suoi stessi slogan al di là delle quattro parole da manifesto elettorale. Io personalmente credo che sia un bluff da faccia di bronzo, purtroppo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ok.
Ma quanti altri colleghi della signora sono in grado di argomentare i loro vuoti slogan elettorali? Dimmene uno e non ti chiedo più niente.
Perché tutto questo accanimento verso questa donna e niente verso gatte morte alla Melandri che se ne vanno in vacanza con o nella villa di Briatore?
Forse perché la Santanché dice cose appena scomode anziché prendere la parola quando i capetti maschi decidono che può parlare?

Perché Veltroni argomenta i suoi aforismi?
Per uno che si atteggia a grande intellettuale dei tempi televisivi moderni, che si circonda di una presunta intellighenzia (es. Cerami), controllare che nei volantini del suo programma non ci siano errori di ortografia è il minimo!
In particolare, si scrive "province" e non "provincie", come ho letto su un volantino consegnatomi per strada a Milano.

Sarebbe molto meglio sprecare parole per altre benefiche cause, anziché accanirsi con una che, purtroppo, è mediocre come tutti gli altri (o, magari, un po' meno, nonostante il suo partito).

Non sarò complice di nessuno di questi buffoni! Non voterò. E la decisione si argomenta da sola.

Bacio, e complimenti per la doverosa difesa della Lingua.

Crusca a volontà.

FEDE