giovedì 24 luglio 2008

Contagio VIRALE.

(Ispirazione da segnalazione del giurato italiano ai Cyber Lions di Cannes di quest'anno)

Ricardo.ch
è il più importante sito svizzero di e-commerce dove si può trovare/acquistare di tutto. Una specie di E-bay, insomma.
L’ultima campagna outdoor firmata da questo brand
annuncia l’imminente costruzione di spaventosi mega-centri commerciali di 57 piani, con 84.000 posti auto e oltre 600.000 mq di superficie.


Un incubo.
Anzi, due: visto che i suddetti supermammozzoni – come si vede dai poster pubblicitari
che sono dei building-poster alti oltre 15 metri – sembrerebbero destinati a devastare con la loro boria cementizio/vetrosa degli scorci particolarmente pregevoli e delicati del landscape elvetico.


Tutti (o quasi tutti) sanno che in Svizzera i movimenti ambientalisti contro gli eccessi edilizi e di urbanizzazione sono estremamente ben organizzati e molto ma molto suscettibili.
La protesta popolare è quindi scattata all’istante e si è concretizzata in ondate di appelli via internet, mobilitazioni cittadine, lettere ai giornali, manifestazioni di comitati e studenti e quant’altro.
ECCO IL VIRAL.
Che nasce da un innesco di intenzione virale che costruisce il presupposto per la VERA comunicazione: quella che vedete negli ultimi poster della serie, in cui l’inserzionista rassicura la popolazione dichiarando che il più grande centro commerciale del paese non invaderà il territorio, creando paurosi ingorghi al traffico delle mucche, ma se ne resterà buono buono a disposizione su chiamata dei clienti nel mondo immateriale e defilato del web.


In altre parole, sia l’innesco sia il coronamento di questa operazione “virale” sono affidati al più tradizionale dei mezzi tradizionali: l’affissione. Ciò che è virale davvero è l’idea, non il medium.

Roba come questa fa pensare che i mezzi “tradizionali” saranno pure usurati, ma mica tanto.
Perché se si vuole creare un vero e proprio effetto di massa – dotato di capacità di risonanza e attivazione delle persone – NON SI PUO’ FARE A MENO DI QUEI MEZZI (la tv, i manifesti, la radio, i giornali) CHE A DIFFERENZA DI INTERNET PREVEDONO IL CONSUMO CONTEMPORANEO, SOCIALE E CONDIVISO DALLA MAGGIOR PARTE DELLA POPOLAZIONE, SENZA TROPPE SEGMENTAZIONI ANAGRAFICHE, DI CENSO O SOCIO-ECONOMICHE.
E’ l’effetto “agorà”. Tante persone in carne e ossa che mentre reagiscono al messaggio interagiscono fra loro, reagendo quindi l’una alle reazioni dell’altra.
E’ il bambino che tira la giacca del papà indicandogli un manifesto che non capisce (costringendolo così a notarlo e a spiegarselo a sua volta, e soprattutto a costruirci sopra un discorso per spiegarlo al figlio, o alla vecchia zia, o a un altro passante).

E’ questo che è davvero virale, nel senso più autentico e significativo della parola. Il resto è retorica dell’up-to-date.
Se non ci credete, provate a contagiare qualcuno con la vostra influenza o il vostro raffreddore senza frequentarlo, sfiorarlo, starnutire nello stesso pub o lasciare una traccia di saliva sull’orlo del suo bicchiere. Hai voglia a tossicchiare nell’iPhone.
Buona giornata.



L'esperto ci ha spiegato: che cos'è un VIRAL.

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