martedì 29 luglio 2008

Leonard Cohen all'Auditorium di Roma.

Foto da La Stampa

Sono i pochi particolari che mi richiamano subito alla mente l'atmosfera del mondo di Leonard Cohen: la strumentazione raccolta, le tre aste per le coriste e una sedia di velluto rossa.
Intorno a me la Cavea dell'Auditorium è piena. Puntuale come ogni gentiluomo, eccolo apparire insieme ai suoi, elegantemente vestito e apparentemente contento di ricevere tanta ammirazione in un applauso (non sarà l'unico) di quasi due minuti.
Quando inizia a cantare siamo tutti rapiti, quella calda voce, ancora più bassa del solito, fra valzer e ballate, sapori gitani e blues ci avvolge di charme e poesia. I musicisti sono magistrali e Mr Cohen non dimentica di presentarli al pubblico ogni volta che può. Si ha proprio l'impressione di essersi riconciliati con il mondo in quelle quasi tre ore di concerto: ironia, eleganza, rispetto, poesia e professionalità si percepiscono in ogni gesto. Persino quando si allontana dal palco saltellando e qualcuno dei fan gli urla: "Sei un regazzino!", persino quando piovono rose e girasoli e alcune donne confessano gridando singolarmente: "I love you", tutto fa supporre che questo vecchio lupo è ancora l'ammaliatore di sempre. E perché resistere al suo fascino?
Se ne va dopo molti bis cantando: "This man is still working just to make you smile". Abbiamo sorriso e poi l'abbiamo lasciato andare.

Per approfondimenti e particolari: leggi questo articolo.

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