giovedì 11 marzo 2010

Quando l'orco trova l'orchessa.

Quando per la prima volta sentii la storia di Donatella Papi, professione giornalista, che voleva sposare Angelo Izzo, ho pensato che avrebbe potuto fare un provino per qualche reality piuttosto che attirarsi qualche telecamera con questa provocazione disgustosa.
Quando poi ho letto che i due si sono effettivamente sposati e senza paparazzi al seguito, nell'intimità del carcere di Velletri, ho concluso che la poverina, forse stanca della vita, ha deciso di suicidarsi in questo modo. Ma ovviamente il pluriomicida, condannato a un ergastolo più 14anni per i fatti a tutti noti, resta in carcere senza alcuna concessione neppure per la luna di miele. Mica scema la ragazza (per citare Truffaut): se lo sposa sì, ma mica se lo mette in casa.
Le inspiegabili motivazioni che spingono alcuni (a dire il vero principalmente donne) a innamorarsi dei detenuti, mi continuano a rimanere ignote. Tanto più che in questo caso non si parla né di un Adone né di un presunto innocente, dal momento che il mostro ha confessato le sue colpe. Riascoltando le prime dichiarazioni della novella sposa, prima che dichiarasse il suo amore incondizionato, si intravede però dell'altro. Pare infatti che da anni la giornalista abbia raccolto indizi, prove e documentazioni che la portano a dichiarare che la sua dolce metà sia stata spinta al massacro dagli atteggiamenti provocatori delle sue vittime.
Onestamente una donna che dica con candore che altre donne siano vittime di un loro atteggiamento mi fa rabbrividire molto più dell'intera storia che ne è seguita.
Auguriamo alla Papi che il suo desiderio "il mio futuro è accanto ad Angelo", diventi presto realtà.

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