giovedì 23 novembre 2006

Jonathan Carroll e la sua zuppa di vetro, tutta per Simone

Stregata dal titolo prendo in mano questo libro di uno scrittore che non ho mai sentito nominare e mi leggo la seconda di copertina. Le prime due righe parlano dell’autore: è americano e vive a Vienna. Di per sé un americano che ha deciso di non vivere in America ha già un discreto fascino. Le ultime due righe dicono che fra i suoi fan c’è anche Stephen King che, per quel che mi riguarda, è l’uomo che più di ogni altro si avvicina a Dio. Lo compro e con voracità divoro i primi capitoli: il mondo dei vivi e quello dei morti sono separati da un sottile velo che per alcuni dei protagonisti è facilmente trapassabile. E fino a qui niente di nuovo. Ma quando comincia a raccontare che una volta che muori il tuo Aldilà non è altro che la proiezione di tutte quelle cose che nella vita ti hanno segnato nel bene e nel male, sono totalmente assuefatta e perdono a Carroll ogni mancanza di logica e di continuità negli accadimenti. Fino a che queste superficialità non diventano la caratteristica dell’intero romanzo. I discorsi aperti e non conclusi, gli scarsi approfondimenti sulle situazioni e sui personaggi, alcune idee geniali che si sgonfiano di pagina in pagina, rendono la storia noiosa e inconcludente.
Forse degli autori emergenti è sempre meglio leggere le prime opere che addentrarsi senza conoscenza nelle ultime. Così come potrebbe essere il caso Hornby, ma questo è un altro discorso.
Il mio problema adesso è che, presa dall’entusiasmo delle prime pagine, ho consigliato a un sacco di miei amici di leggere “zuppa di vetro”: esisterà una remota possibilità che possa piacere a qualcuno?

3 commenti:

Niky Rocks ha detto...

Il sito effettivamente è bellissimo, come d'altra parte i titoli dei suoi racconti. Concedo a Carroll il beneficio del dubbio, ammettendo che forse se avessi letto "Zuppa di Vetro" come seguito di "Mele bianche", l'avrei capito meglio, mi sarei entusiasmata e avrei perfino amato i protagonisti senza desiderarne la morte istantanea. Mi propongo pertanto di leggere il prossimo "Tu e un quarto" (come si fa a resistere a questi titoli?). Solo una domanda: ma perché per accedere al sito si deve passare attraverso una porta a forma di culo?

Anonimo ha detto...

a me è piaciuto molto "Il paese delle pazze risate".

Niky Rocks ha detto...

non l'ho letto. Però che bei titoli che scova il nostro Carroll.