giovedì 3 maggio 2007

Color giallo snob

Gosford Park di Robert Altman, annata 2002.

Per ragioni personali che superano la logica e sfiorano il femminismo, non dirò mai che Agatha Christie sia stata una giallista troppo ingenua e frettolosa che ha volutamente esaltato la classe nobile sacrificando la personalità di ben più vivi personaggi che si aggirano, contemporaneamente ai loro riveriti signori, nei vicoli di quelle grandi case che fanno da sfondo nelle storie di omicidi dei primi del Novecento. Quindi comincerò la mia critica dicendo che la strepitosa regia del compianto Altman, supera il limite della regina degli intrighi con omicidio, regalandoci un meraviglioso quadretto di ironia che a mio avviso nessun amante del genere dovrebbe perdersi. La storia si svolge secondo tutti i crismi: annoiate signore borghesi che spettegolano le une delle altre, decadenti signorotti che ruotano come mosconi intorno al più ricco e intrighi di letto e snobberie classiche fra feste danzanti e partite di bridge. Parallelamente, negli alloggi della servitù, valletti e maggiordomi con cuoche e dame di compagnia scimmiottano le pose dei loro padroni con elegante charme inglese tanto da sembrare più aristocratici dei ricconi al piano di sopra. Finché l'omicidio, annunciato a tutti i presenti con il classico urlo dallo studio, smaschera le costruzioni e rivela storie che la patina aristocratica aveva privato di ogni miseria, sia fra i vestiti di seta al piano elegante, che fra grembiuli e guanti al piano popolare. Divertente la caricatura dell'investigatore che, troppo impegnato ad atteggiarsi come se fosse lui il padrone della casa, non risolverà un bel niente. Grandiosa Maggie Smith: più inglese della regina Elisabetta.
132 minuti che sembrano davvero troppo pochi.
Grazie Altman.
1 mereghetti intero

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