venerdì 27 luglio 2007

Insonnia


Quello che mi dà più fastidio dell’insonnia, non è che non riesci a dormire, sì il tuo corpo è stanco e implora pietà, ma non è questa la cosa fastidiosa. Quello che veramente irrita quando sai bene che ti accingi a passare la notte in bianco non è nemmeno il tempo che passerai in piedi, quanto piuttosto il non sapere che farci con tutto questo tempo. La televisione, così soporifera durante il giorno, la notte sembra avere lo scopo di farti stare sveglio con horror che mettono in testa che appena ti addormenti lui, l’uomo con gli artigli, ti viene a uccidere. Oppure ci sono i film impegnati, quelli con i sottotitoli che traducono un dialetto di una lingua che non si parla più nemmeno nei paesini delle montagne del Sud Tirolo. Se cambi canale trovi le lezioni di chimica o le regate di enormi catafalchi tutti rigorosamente sponsorizzati, così che quello che vedi in realtà, è la corsa del marchio più veloce. Tanto vale allora spararsi una serie di pubblicità che gli addetti al montaggio si divertono a mettere in sequenza evidenziandone le assurde caratteristiche che accomunano macchine a frullatori o carte di credito ad assorbenti femminili. La televisione quando non riesci a chiudere occhio è solo fonte di irritazione. I libri sono improponibili perché in realtà gli occhi, stanchi, non seguono le parole scritte e troppo spesso il cervello si ferma sull’unica frase di senso compiuto che hai letto quattro capitoli prima di dove ti trovi adesso. Nelle notti d’estate l’unica cosa che ti resta da fare è metterti un paio di scarpe e andare a buttare la spazzatura. Così ti prepari una sigaretta prevedendo anche una piacevole passeggiata al fresco e invece ti ritrovi in una strada deserta che mette paura, con i palazzi di fronte che hanno tutte le tapparelle abbassate e cominci a pensare che se qualcuno ti assalisse saresti sola. Poi cominci ad affrettare il passo verso il cassonetto maledicendo il momento in cui ti è venuto in mente di andare a buttare la spazzatura e ogni movimento di quel venticello tanto agognato diventa il rumore di qualcuno in agguato. “Colpa degli horror”, pensi mentre affretti il passo per tornare da dove sei venuta. “Fortuna che ho lasciato il cancello aperto, così con un balzo sono di nuovo a casa”. E mentre ti rincuori così, ti cade la sigaretta che avrebbe dovuto accompagnare la passeggiata e tu sai bene che se torni indietro sei finita e così dici macchissenefrega e sei di nuovo al riparo nelle tue quattro mura, nel silenzio, mentre tutto il mondo fuori dorme. Sei agitata, dovresti dormire. E più ti dici così e meno ti viene sonno e tu lo sai bene che stai entrando in un loop. Ci vorrebbe qualcuno che ti accarezzi i capelli, ti offra il suo petto su cui poggiare la testa e lentamente ti sussurri nell’orecchio qualunque cosa che a te suona come un “tranquilla, adesso il sonno arriva, shh shh". Ma non c’è nessuno e nessuna fottuta ninna nanna, solo tu, il niente, la rabbia, il tuo loop del cazzo e nessuna spiegazione logica sul perché in una casa moderna non ci sia accanto alla pillola per i dolori mestruali anche uno stralegalissimo flacone di valium.

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