martedì 5 febbraio 2008

Ma veramente non ci si capisce più quando si parla?



Il nuovo anno ci ha portato una bella sorpresa: gli intellettuali protestano. E' iniziato con l'indignazione dei professori a La Sapienza, quando è stato invitato il papa all'inaugurazione dell'anno accademico. Naturalmente il volgo è insorto con banalità del tipo: "questo è un paese libero e tutti hanno diritto di parola". Già, tutti hanno diritto di parola e figuriamoci se il papa è uno di quelli che quando gli viene messo un bavaglio se lo tiene. Lui mette bocca in questioni che nemmeno lo riguardano di striscio, immaginatevi se qualcuno pensava di non farlo parlare all'università. Tutti hanno diritto di parola, anche il papa e purtroppo anche quei mediocri che hanno voluto portare la polemica su questo piano. Perché nessuno, prima di agitarsi gridando al sopruso, ha pensato che forse dietro alla protesta, ci fosse dell'altro? Secondo voi i professori universitari che hanno firmato la petizione contro la presenza del papa, volevano rendere il pontefice un agnello sacrificale? Volevano forse impedire a uno studioso del suo calibro di dire la sua? O forse cercavano di opporsi a un simbolismo che in un paese laico non può tollerare la medioevale presenza del santone proprio in occasione di un anno accademico che si sta inaugurando?
Oggi si ripete la stessa cosa. Vattimo protesta contro la presenza di Isreaele come ospite d'onore alla Fiera del libro di Torino, e subito si risponde che la cultura è libera. Ma immaginate un po' se uno dei più grandi filosofi del nostro tempo non se n'è accorto che la cultura è libera. Perché ogni volta che qualcuno si oppone, si tende a pensare alla cosa più banale per controbattere? Anche nel boicottaggio della fiera di Torino c'è dietro il simbolismo. Isreaele, infatti, festeggia proprio quest'anno il suo 60ennale e, coincidenza, diventa ospite d'onore. La cultura è libera, tutti possono parlare, ma non è forse il caso che cominciamo a dire meno banalità? Se sottovalutiamo il simbolismo svuotiamo le nostre azioni di senso e saremo definitivamente l'Italia che ci hanno ridotto a essere. Cerchiamo di capire cosa c'è realmente dietro all'indignazione (che poi possiamo condividere o no), soprattutto quando questa indignazione proviene da chi non apre bocca solo per farle cambiare aria.

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