venerdì 18 settembre 2009

Altro che "papi", parliamo di "padrini".

All'inizio di questa estate, mentre si parlava di escort e dialetti, negli uffici della Procura di Palermo c'era qualcuno che da un po' parlava di un papello. Questo qualcuno è Massimo Ciancimino, figlio di don Vito Ciancimino che fu sindaco di palermo per la DC nel 1970, che 20anni dopo fu condannato per associazione mafiosa e costretto agli arresti domiciliari e che morì nella sua casetta con affaccio su Trinità dei Monti nel 2002. Il papello in questione è un foglio sul quale Totò Riina di suo pugno stilò una lista di richieste allo Stato in favore di Cosa Nostra. Fra le varie richieste, c'era anche quella di abolire il carcere duro per i boss mafiosi. Questo papello fu recapitato ad alcuni uomini delle Istituzioni nel 1992, subito dopo la morte di Falcone e prima di quella di Borsellino, che a quanto pare morì perché venne a sapere della trattativa in corso fra Stato e Mafia e, opponendosi, divenne un intralcio da fare fuori.
Successe poi che Riina fu arrestato nel 1993 e a luglio di quest'anno fa sapere che la morte di Paolo Borsellino è stata voluta dallo Stato e dai servizi segreti deviati. Alla luce di quanto sta emergendo sembrerebbe che tutto coincida. Ma come mai Riina è stato messo dentro? Ecco allora emergere l'ipotesi di una seconda trattativa Stato-mafia, quella che ha come protagonista Bernardo Binnu Provenzano detto "u tratturi". Massimo Ciancimino, il ciarliero, racconta che il padre aveva rapporti molto stretti con Provenzano almeno fino al 2000. Questo farebbe supporre che Riina sia stato "venduto" dal successivo padrino in nome di un accordo che lo Stato stipulò con una mafia meno stragista e più pronta a trattare. Acquisterebbe un senso anche il modo in cui sono state condotte le indagini per la cattura di Riina e la mancata perquisizione del suo covo da parte dell'allora generale Mori, oggi indagato in merito. E si capisce anche la mancata cattura di Provenzano, per cui si dovettero aspettare 13anni nonostante fosse stata già segnalata la sua presenza al Generale Mori due anni dopo l'arresto-Riina, cioè nel 1995. Ma, all'apparenza, sembra che il Generale preferì temporeggiare e lasciare le carte di Totò a Bernardo consegnandogli insieme lo scettro di boss incontrastato.
A questo punto Provenzano continua a trattare con lo Stato e lo fa usando carta e penna e un postino già noto a molti: Marcello Dell'Utri. Provenzano scrive tre lettere a Berlusconi, l'ultima risale al 1994, anno in cui Silvionostro si butta in politica. Pare infatti, dalla metà di questa lettera che possiedono i magistrati, che la nascita di ForzaItalia avesse tranquillizzato il boss siciliano che afferma anche di sentirsi pronto a partecipare.
Questo è quanto si è riuscito a ricostruire dalle dichiarazioni di Ciancimino jr. Fatto sta che questo personaggio, figlio di un mafioso e lui stesso indagato per riciclaggio, non è proprio da considerare un testimone attendibile. Nel processo a Dell'Utri, infatti, non è stato nemmeno chiamato come testimone avendo riportato fatti contraddittori nei riguardi dell'imputato. Le sue parole, però, hanno improvvisamente fatto tornare la memoria ad altri illustri personaggi: Nicola Marino, all'epoca ministro dell'Interno, che prima afferma e poi smentisce di aver incontrato Borsellino; il giudice Ayala che dichiara e poi nega che i due si siano effettivamente incontrati; Luciano Violante, all'epoca presidente della Commissione Antimafia, che ribadisce di non aver mai parlato con Ciancimino senior nonostante le insistenze del generale Mori; e persino l'allora presidente della Repubblica Ciampi che improvvisamente rivela di aver notato il suo telefono personale di palazzo Chigi leggermente manomesso.
Come mai questi personaggi comincino a parlare solo adesso, con quasi 20anni anni di ritardo, resta un mistero tutto italiano.

approfondimenti:
Dentro la notizia, Repubblica del 14luglio2009.

1 commento:

Daniele Verzetti, il Rockpoeta ha detto...

Più il tempo scorre meno esiste la possibilità che i responsabili siano puniti. E' un 'ipotesi... A questo aggiungiamo che più i responsabili ricoprono cariche di potere, più sarà facile per loro impedire che certe verità vengano a galla. Ed infine, qui da noi ci sono troppi soggetti implicati in questi scandali. Il marcio é oramai quasi ovunque.

PS: complimenti, hai un blog molto interessante.