mercoledì 12 maggio 2010

E vai col clichè.

Deve essere proprio vero che il luogo comune non delude mai, soprattutto quando è lontano anni luce dalla realtà. Diventa una specie di caldo rifugio in cui non è necessario pensare né confrontarsi. E in nome di questa allettante prospettiva, ecco di nuovo in televisione "l'elegante" seconda edizione de "La pupa e il secchione". Dove improbabili caricature di nerd sono costretti a vivere con irritanti caricature di veline; dove improbabili domande culturali svelano eclatanti pigrizie mentali che non appartengono solo a quei brutti cloni di aspiranti fotomodelle, ma accomunano i quozienti intellettivi di molti di noi che davanti a una foto di Freud rispondiamo ridendo che è Garibaldi. Il programma è in realtà una montatura, finta come un negozio di magliette cinesi, che serve a solleticare gli istinti più bassi dell'essere umano: una versione soft di qualche film di Moana in uno studio televisivo sfolgorante di luce, capace di far credere che se sei brutto e intelligente puoi avere a portata di mano corpi perfetti. Una specie di riscatto dell'uomo comune che non ha niente a che vedere con l'uomo comune, con il riscatto e con la realtà. Per quelli che ci cascano non si può fare null'altro che compatirli, mentre spero che per quelli che vi partecipano ci sia un motivante caché. In ogni caso basta farsi un giro su youtube e cercare "la pupa e il secchione" per trovare nient'altro che video molto simili a filmetti casalinghi a luci rosse. Non sarà che dietro a questo clichè ci sia in realtà la cara e vecchia pornografia? Niente di nuovo, dunque, sotto il sole.

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