lunedì 26 luglio 2010

Libero dileggio

Non dico che non faccia bene ascoltare, ogni tanto, un'altra campana. Però che stomaco che ci vuole! Qualche giorno fa, complice una sveglia troppo tarda, mi sono ritrovata davanti al banco dell'edicola con pochissime disponibilità di quotidiani. Così ho comprato una copia del giornale di Belpietro e una scatoletta di alkaseltzer. A stupirmi non è stato lo spudorato parteggiamento per il capo, che la sfortuna ha voluto sia anche il nostro primo ministro, ma il rendermi conto che quella che comunemente si considera facente parte di una mentalità retrograda e meschina, e che potrebbe essere associata ai bassi istinti dell'uomo, trovi nelle pagine di un quotidiano ampia eco. L'aggressività, che per Freud caratterizza l'istinto umano portato alla autoconservazione e che poi la società ha mitigato nel compromesso di vita comunitaria, nei toni e nel sarcasmo degli articoli di questo quotidiano ritrova la sua legittimazione a essere.
Ecco che tutti gli oppositori del governo sono ritratti allora in modo ridicolo, spesso catturati in pose che si prestano facilmente al dileggio e alla pubblica derisione; ancor più spesso affiancati da titoloni punitivi che rivelano, ancor prima del tifo spudorato, il non avere nessun imbarazzo nel mostrarsi mercenari a ogni costo. A bilanciare il tutto ci sono poi le foto e i grandi elogi degli "amici" di governo, almeno finché continuano a comportarsi da amici. E così si trova persino un articolo di tal Nicholas Farrell, grande fan di Mussolini al punto da scriverne una biografia e spassionato ammiratore del nostro premier. Questo giornalista inglese, che ormai vive a Predappio si lancia in un'improbabile difesa di Carboni -quello della cricca dei "quattro sfigati in pensione" passata agli onori della cronaca con la sigla P3- basata principalmente sulla scelta dell'imprenditore di investire nell'ecologico eolico in paragone all'odiato Blair che invece inquina il mondo trivellando alla ricerca di petrolio.
Ma tutto questo è folklore da stadio di cui, come ho detto, c'è poco da stupirsi. Invece l'uso spropositato che si fa dell'aggettivo "fallito" e di tutte le sue derivanti e del suo contrario "vincitore" e di tutte le sue derivanti lascia intendere il tipo di target cui il giornale si rivolge. Ma per avere piena visione del profilo del lettore allora bisognerà anche notare tutte quelle volte in cui si parla con disprezzo -certo sempre velato dal dileggio- dei gay.
Per non parlare poi del meraviglioso suggerimento regalato ai suoi aficionados dalle pagine culturali del quotidiano: per capire se il libro è un buon libro basterà prendere le prime e le ultime parole e vedere se la frase funziona, in caso contrario il libro non merita l'acquisto. Chissà se Camus sarebbe stato abbastanza convincente con "I singolari avvenimenti che danno materia ai suoi topi per mandarli a morire in una città felice".

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