martedì 7 agosto 2007

All'anima della Turchia


Per la serie “Un’occasione sprecata”, ecco a voi la campagna per promuovere il turismo in Turchia ideata dall’agenzia tedesca di Dusseldorf SEA GmbH. Stiamo parlando delle affissioni che hanno come soggetto una ragazza bionda a braccia aperte in mezzo a dei tavoli di ristorante e quello che vedete sullo sfondo non è il ponte di Brooklyn, come suggerirebbero le mille luci (di New York, appunto), ma il ponte sul Bosforo che probabilmente sarebbe stato più riconoscibile alla luce del giorno per via degli inconfondibili minareti che si sarebbero visti in lontananza e che avrebbero immediatamente fatto pensare di essere in Turchia. Invece il suggerimento sulla località pubblicizzata è, o almeno dovrebbe essere, in quella parola che campeggia al centro del manifesto: “URCHIA”. Manca la “T”? No, uomini di scarsa immaginazione, la T è la donna stessa che con le sue braccia aperte si candida per far parte dei Village People. Poco importa se per essere presa sul serio per una T avrebbe dovuto almeno essere vestita tutta di bianco con pantaloni lunghi e maniche lunghe. Non si è mai vista una T con la gonna.
Il sito che viene pubblicizzato è quello dell’ambasciata turca che nel suo archivio fotografico conserva delle immagini del paese molto più interessanti e distintive della cultura, della società e del paesaggio, di quelle usate dall’agenzia pubblicitaria. Non potevano prenderne in prestito un paio da là?
Sul logo usato (in basso a destra come da copione) evito ogni commento. D’altra parte ci siamo abituati a vedere quell’immagine con gli stessi colori in tutte le sacrosante campagne pubblicitarie legate al turismo. Quello è il logo che usa la Spagna, prima fra tutte le altre, perciò chiunque altro utilizzi quella forma stilizzata e quei colori, non fa altro che ricordare di fare un salto anche nella penisola Iberica durante il suo viaggio. Il payoff recita “Turchia anima mia” che, oltre ai cugini di campagna, mi fa venire in mente qualcosa di poco carino legato ai defunti del direttore creativo che ha approvato il lavoro. Se proprio non si poteva evitare di imbrattare i muri della nostra città, non sarebbe stato meglio dirlo coi fiori?

2 commenti:

ghettoculturale ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ghettoculturale ha detto...

ehm...dicevo: è troppo facile fare la T con il corpo. Vorrei vedere la stessa protagonista a promuovere il Burkina Faso o la Repubblica Dominicana. Umpf.