domenica 30 marzo 2008

Latte, licenze poetiche e cacofonie.

Ecco a voi il latte italiano che non parla italiano: Granarolo.
Dallo spot in onda e dal sito stesso scopriamo che "non tutti i latti sono uguali". Già, i latti. In effetti quello in questione sembrerebbe distinguersi dagli altri proprio perché si prende licenze poetiche e linguistiche, o forse solo perché non conosce bene la grammatica. Infatti latte è un sostantivo difettivo, che manca cioè del plurale. Proprio come "miele", "sangue", "fame", "grandine"...
D'altra parte è pur vero che la lingua è una "cosa" viva e può subire modifiche e variazioni proprio con l'uso, come si suol dire: "la pratica rompe la grammatica". A testimonianza di questo, basta vedere che oggi nessuno di noi parla correntemente il latino per la sua vita quotidiana. Quindi le modifiche sono ben accette e una pubblicità ha lo scopo di far parlare del prodotto e due piccioni e una mezza fava fanno la felicità del signor Granarolo. Resta però un dubbio: perché il solo modo per far parlare di questo latte è una cacofonia?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Serenetta Ciarrapico

http://dagospia.excite.it/articolo_index_38695.html

Apprendiamo da Dagospia alcune notizie sul candidato sindaco per Roma Serenetta Monti, per conto della lista di Grillo.
Il fatto interessante non è che lei abbia forse difeso come delegato sindacale uno squallido “tombarolo” bensì la sua estrazione ideologica di “ultrasinistra”, almeno stando a Dagospia.
Ci chiediamo cosa una sindacalista di ultrasinistra possa fare per la città di Roma. Se sarebbe in grado di fare lavorare la pletora di dipendenti comunali ultraassenteisti come dimostrato da recenti statistiche.
Naturalmente la risposta è NO.
I comunisti sono ovunque i DIRETTI responsabili dello sfascio della pubblica amministrazione difendendo a spada tratta ogni genere di privilegio degli statali, dall’assenteismo cronico alle pensioni-baby.
Se la Serenetta diventasse sindaco dell’Urbe probabilmente la prima cosa che farebbe sarebbe assumerne nel “pubblico” il suo parentado, come di norma avviene alle basse latitudini. E magari pure qualche membro della numerosa famiglia di Beppe Grillo.
Uno dei maggiori problemi di Roma città è l’immigrazione incontrollata a cui si deve, puntualizzato anche dal Papa, il recente degrado. La cui criminalità indotta sta scocciando alquanto i cittadini romani. Se la psicobuffoncella fosse sindaco probabilmente la seconda cosa che farebbe è dare agli stranieri il diritto di voto per “favorire l’integrazione”, naturalmente. E vietare ai giornali di dare notizie di cronaca in cui gli immigrati siano protagonisti in negativo perché “non è vero che la criminalità è cresciuta”.
Nella presentazione della lista in diretta web nessun riferimento all’immigrazione clandestina, al licenziamento dei dipendenti comunali assenteisti ma solo vaghi riferimenti retorici alla “sicurezza”, viabilità, “dematerializzazione” (!) come qualsiasi altro partito della “casta”.
Ma SOPRATTUTTO, nessun accenno alla DEMOCRAZIA DIRETTA ossia fare votare i “cives romani” tramite referendum comunali VINCOLANTI sulle materie d’interesse cittadino.
Le tasse locali solo ingrosserebbero per sostenere l’enorme spesa per mantenere immigrati e sprechi municipali.
Naturalmente chiuderebbe discariche e bloccherebbe i progetti degli inceneritori. Tanto coi soldi del pantalone padano la mondezza la farebbe incenerire in Germania.
Che si mettono il cuore in pace i romani.
Niente di nuovo rispetto a che a Roma fosse eletto un fascista stile Ciarrapico o un primo cittadino del “ticket ultravaticano” Rutelli-Veltroni.

Canna-Power Team

Messaggio n°240 del 16/03/2008

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