martedì 17 giugno 2008

Come ti trasformo la Storia in una favoletta.

Subito dopo la caduta del fascismo, alcuni artigiani e impiegati decisero di costituire un’associazione che si occupasse dello spaccio dei beni di prima necessità per venire incontro ai bisogni della popolazione stremata dalla fame e dalla guerra. Questa associazione, che agli albori si chiamò La Proletaria, offriva un concreto aiuto alla popolazione in momenti difficili. Negli anni ’50 La Proletaria si espanse aprendo nuovi spacci e rafforzandosi con l’adesione di nuovi soci. Negli anni ’60, quelli del boom industriale, la cooperativa venne ristrutturata e cominciò a integrarsi con gli organismi regionali e nazionali. La svolta definitiva avvenne negli anni ’70: si preferì diminuire il numero degli spacci per aumentarne le dimensioni, così da arrivare alla creazione di un’unica cooperativa che si rivolgesse all’intero territorio regionale. L’espansione territoriale durò anche per tutti gli anni ’80 e per i successivi ’90 fino all’inizio del 2000 quando ulteriori fusioni e acquisizioni diedero vita all’attuale COOP.
Questa è la storia della più enorme organizzazione per la grande distribuzione che abbiamo in Italia: una storia fatta di sacrifici e solidarietà, una storia che parte del bisogno di venirsi incontro. Adesso ditemi: cosa c’entra una campagna pubblicitaria di questo tipo (la musica è quella di morandi, tozzi, ruggeri di qualche festival di sanremo fa) con una storia nobile come quella che vi ho raccontato?




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao niky. C'è un virus che sta mettendo a terra il nostro paese. Dopo il "pensiero unico" (il mercato come unico dio) siamo al "sentimento unico". Questa merda si chiama omologazione totale. Questa campagna non solo è uguale a quella per "Dimmi di sì" (verduracce confezionate della grande distribuzione qualsiasi: cioè il nemico giurato della coop), ma è uguale a quel vergognoso clip fatto da alcuni boy scout del pd per promuovere la candidatura a premier di veltroni, che a sua volta crede di essere ispirato al famoso video per obama Yes we can ma è in realtà il fratello gemello monozigote di "meno male che silvio c'è". Credono di essere kennediani, e invece sono berlusconiani. Finché si limitavano a subire non solo gli abusi ma anche il fascino di berlusconi si poteva ancora fare. Adesso che hanno cominciato a "sentire" come lui, ad avere gli stessi gusti del bokassa da avanspettacolo, beh adesso è proprio finita. Almeno per loro, speriamo.
Tuo Blackbird.

Anonimo ha detto...

Scusate ma io difendo a spada tratta la campagna. E' vero che non ha un'idea creativa di base forte, ma è vero anche che il QI medio italiano è ancora ancorato al jingle anni '80: ta-tabù, un cuore di panna per noi, san pellegrino l'aranciata esagerata, tu- tubiamo, ecc.
Poi, diciamocelo, era sicuramente la creatività proposta in una gara. E nelle gare, provare per credere, di solito le cose border line sono escluse. Meglio i soldi, fottuti, meledetti e subito, che la gloria.
Soprattutto se in un paese come il notro le aziende spendono una merea di soldi per le agenzie pubblicitarie solo per farsi impaginare i propri visual e i propri titoli.
a noi non resta che cantare:
"tutti insieme si può, basta crederci un po', uno spot si si può, farlo miglior".

Firmato.
Gran soleil. Il nettare degli dei.

Niky Rocks ha detto...

A parte il fatto che in tutta onestà il "agli Italiani gli rifili tutto" non mi piace per principio, perché a questo segue quasi immediatamente anche il classico "abbiamo il governo che ci meritiamo", "la spazzatura è un problema dei napoletani" e tutto il qualunquismo che viene in mente per impedire che le cose migliorino. Penso, in merito alla campagna Coop, che una pubblicità del genere svilisca interamente il prodotto. Tant'è che, sebbene abbia sentito canticchiare tu-tubiamo-tu, non mi pare di aver avuto la stessa fortuna con il jingle in questione. Mi accordo invece con te che le agenzie italiane hanno decisamente poco polso con i loro fottuti-maledetti... e subito clienti.