martedì 29 settembre 2009

Polanski: quando il paradiso fiscale diventa un inferno.

Appena sbarcato all'aereoporto di Zurigo, il regista Roman Polanski è stato arrestato.
Invitato a ritirare il premio alla carriera durante il Festival del cinema di Zurigo, il regista di cittadinanza francese, ha ritirato l'estradizione per gli Stati Uniti dove dovrà scontare la condanna per l'accusa di violenza sessuale ai danni di una minorenne avvenuta nel 1977.
I dettagli del processo sono più o meno noti a tutti e la stessa "vittima" ha rilasciato una pubblica dichiarazione in cui perdonava il "carnefice" (che per molti appare più come un sedotto).
La questione semmai è un'altra: non sarà che questo zelo elvetico sia in qualche modo legato a uno squallido tentativo di recuperare "l'amicizia" statunitense dopo che la Svizzera è finita al bando della lista grigia di Obama?

5 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Possibile, ma non penso che agli USA interessi molto Polansky anwzi forse si arrabbieranno ancora di più chiedendone la restituzione e l'immediata scarcerazione

PS: mi piace il tuo blog e mi permetto di linkarlo sperando di non fare cosa a te sgraditaq.

A presto
Daniele

Niky Rocks ha detto...

beh è un po' provocatoria la mia tesi. in ogni caso: strana coincidenza! ;-)
p.s.
io sono già fra i tuoi lettori fissi.

Anonimo ha detto...

Ciao Niky. Una interessante storia-nella-storia della condanna di Polanski è quella del giudice californiano Laurence J. Rittenband, presidente della corte che si occupò del caso, il quale venne accusato dalla stampa dell'epoca e dal difensore del regista di una durezza esplicita e pregiudiziale nei confronti dell'imputato. Assumendo quell'atteggiamento, forse, Rittenband intendeva rafforzare con una condanna particolarmente risonante (cioè particolarmente severa) la propria reputazione di "giudice delle star": un ruolo su cui aveva già messo un'ipoteca attraverso i processi per il divorzio di Elvis Presley e per l'affidamento genitoriale di Christian, il primogenito di Marlon Brando. Altro richiamo: proprio oggi Francesco Taddeucci ricorda sul suo blog che solo tre giorni fa è morta di cancro Susan Atkins, l'adepta della "famiglia" di Charles Manson che accoltellò personalmente Sharon Tate - la moglie di Polanski allora incinta - e scrisse col suo sangue la parola "Pigs" sulle pareti del salone della villa di Bel Air. Alla faccia dei Figli dei Fiori e dell'Era dell'Acquario. Baci. marco

ghettoculturale ha detto...

Non sapevo la storia della Lista Grigia... certo che l'idea che la Svizzera possa diventare il terzo stato canaglia mi intriga. : )

Comunque, per quanto concerne Polanski credo fosse pure ora che pagasse per quello che ha fatto, nonostante io lo ami artisticamente e sia il regista che mi ha fatto innamorare del cinema.
Ha comunque stuprato una ragazzina, in fin dei conti.
Me sbajio, Scì?

Niky Rocks ha detto...

@marco: in effetti sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto i membri della "famiglia" manson. Il processo-polanski (e con questo rispondo anche @ghetto) ha molti inquietanti risvolti (gli stessi che poi ha sfruttato corona) di rivalsa sui vip. Resta da chiedersi, con malizia, che ci facesse un'allora tredicenne impasticcata in casa di nicholson (il nicholson di quegli anni per giunta) durante un festino hollywoodiano. Io, onestamente e sebbene non fossi presente, non parlerei di stupro.