giovedì 28 giugno 2007

Sorpresa a Villa Ada


Juliette Lewis è sul palco di Villa Ada. Lei è bellissima, si muove dentro i suoi jeans come una vera rockstar. La sua voce non è male e la band l’accompagna con chitarre e bassi Fender che a parer mio sono un po’ sprecati perché lo spettacolo non è la musica ma è lei che muove la sua chioma fra gli “ollellè ollallà” italiani che mi fanno venir voglia di sprofondare sotto terra. Fortuna che lei non capisce e si limita e ricanticchiarli nel microfono. Dopo 20 minuti mi sono rotta le scatole, mi verrebbe voglia di chiederle: “vabbeh, ma che me sta a di’?”. Ho l’impressione di sentir parlare qualcuno che continua a ripetere lo stesso concetto usando parole diverse. Poi la sua esibizione finisce e io sorseggio una birra pensando che fra dieci minuti tornerò a casa e invece...
Dal palco un basso Fender Precision tale e quale a quello che ha suonato prima, parla in modo diverso e mi prende dritto allo sterno. Storco il naso incuriosita e mi alzo dalla sedia sulla quale prevedevo di restare fino alla fine della Ceres. Al basso segue la batteria: “Io questa canzone la conosco”. Poi si srotola uno striscione che fa da sfondo all’allegra e variopinta brigata dei Gogol Bordello. In un attimo sono tornata quindicenne, mi si sono inumiditi gli occhi e ho iniziato a saltellare su quella musica contaminata dal hiphop, dal reggae, dal punk e dal gipsy. Un pensiero torna a Juliette e capisco perché la sua esibizione è stata la prima. Andiamo, tutti sanno distinguere chi ha qualcosa da dire da chi ha qualcosa da mostrare.

2 commenti:

ghettoculturale ha detto...

L' artwork di questo post è stupendo.

Anonimo ha detto...

sarà che dovevo fare il grafico?