mercoledì 11 luglio 2007

IL momento giusto al momento sbagliato 2

L’ostacolo più grande alla mia felicità di coppia durante il liceo, sono stati gli amici. Chiaramente gli amici di lui. I ragazzi a quell’età sono combattuti fra il lasciarsi trasformare dal romanticismo che solo nell’adolescenza è una spinta passionale che parte dallo stomaco, e il rimanere saldi guasconi e animali allo stato brado con gli altri simili. A dire il vero, adesso che ci penso, non è che poi le cose migliorino col passare degli anni se non che il romanticismo si traduce nel disperato tentativo di trovare del tempo per una scappata fuori Roma (o anche una pizza in due) e l’animalità maschile si limita a domeniche in cui si perde l’uso della parola e si articolano solo slogan senza senso per una squadra di calcio. In un modo o nell’altro nessun ragazzo italiano rinuncia ai suoi compagni di giochi, a nessuna età e per nessun motivo. E sempre per nessun motivo è mai chiaro perché questi amici odino tanto la dolce “metà” del loro “intero”. Chiaramente con la maturità si possono raggiungere degli accordi, stipulare dei compromessi e garantire anche una certa intimità alla coppia. Ma io questo non lo sapevo al liceo. Così all’ennesimo sabato sera passato ad ascoltare il mio amato che al telefono mi spiegava l’importanza di una birra con il suo amico di infanzia, alla quale senza dubbio non era il caso che partecipassi anche io perché era “un affare da uomini” e io mi sarei sicuramente annoiata, mi feci forza e gli spiegai il senso che per me aveva la parola condivisione e che prevedeva fra le altre cose che due persone che stanno insieme, non stanno insieme se, pur abitando nella stessa città, erano costretti ad avere una relazione telefonica. Qualche mese più tardi lui partì per il militare (all’epoca era obbligatorio) e fu costretto a tagliare un cordone ombelicale con la sua cricca di amici. Chissà che non ne abbia avuto giovamento.

1 commento:

ghettoculturale ha detto...

Ah! La condivisione...questa sconosciuta... del resto sono figlio unico.